19 dicembre 2011

Warrior (2011)

Titolo Originale: WARRIOR
Regia: Gavin O'Connor
Interpreti: Nick Nolte, Tom Hardy, Joel Edgerton, Jennifer Morrison, Kevin Dunn, Frank Grillo, Kurt Angle, Jake McLaughlin
Durata: h 2.20
Nazionalità: USA 2011 
Genere: azione

Nick Nolte interpreta un veterano del Vietnam ex campione di pugilato che si è rifatto una vita dopo un passato di alcolismo. Quando il figlio minore torna a casa dopo una lunga assenza il padre decide di allenarlo per un torneo di arti marziali. La decisione provocherà un forte contrasto con il figlio maggiore.
(fonte: Filmscoop.it)

La boxe è uno sport affascinante, dove due atleti si sfidano a colpi di pugni utilizzando forza e tecnica per sottomettere il proprio avversario. La boxe è uno sport nobile, dove il rispetto dell’avversario è una componente fondamentale per poter vincere un incontro. La boxe è uno sport violento… e la violenza, seppur deplorevole, ha sempre affascinato lo spettatore, un po’ come l’orrore e l’ignoto.

“Warrior” è una pellicola ambientata nel mondo delle MMA (Mixed Martial Arts o Arti Marziali Miste), una disciplina sportiva derivata dalla Vale Tudo brasiliana dove è possibile utilizzare diverse tecniche di combattimento provenienti dalla boxe, thay boxe, judo, brazilian jiu jitsu, lotta libera e diverse altre, in cui l’obiettivo finale è quello di sottomettere (submission) l’avversario utilizzando pugni, calci, gomiti, ginocchia ma anche leve articolari, strangolamenti, soffocamenti.

Definire “Warrior” un film su questo sport è alquanto riduttivo. Nonostante la pellicola sia ricca di scene di combattimento, in cui viene messa in risalto la tecnica e la forza dei combattenti, il vero plot in cui è incentrata la sceneggiatura è quello del rapporto definitivamente incrinato tra due fratelli ed il proprio padre. La trama del film, diciamolo, risulta piuttosto banale e non certo originale: due fratelli, allontanati da piccoli per colpa della loro famiglia, decidono di riprendere a combattere, ognuno per scopi differenti. Il minore si farà allenare dal proprio padre, un ex pugile ubriacone in cerca di redenzione. I tre uomini, durante la preparazione per un torneo internazionale, dovranno affrontare i propri rancori e le proprie colpe.
Abbiamo di fronte tre personaggi differenti: il padre, un uomo solo a cui viene data l’ultima occasione per ottenere l’affetto dei figli persi per i suoi errori; il figlio maggiore, un responsabile padre di famiglia nonché insegnante di fisica, tornato ai combattimenti per proteggere la stessa dalla bancarotta; il figlio minore, enigmatico, taciturno e gonfio di rabbia, il cui solo obiettivo è quello di tenere fede ad una promessa.

La pellicola analizza il rapporto tra i tre e i tentativi di ricucire le rotture che il passato ha portato queste persone a dividersi: ognuno ha le proprie colpe, messe a nudo da dialoghi netti in cui risaltano sentimenti e dolore, anche se non tutti sono capaci di ammetterle.

La prova degli attori è davvero riuscita: Nolte dimostra di essere sempre stato un attore di grosso calibro, con una faccia che sembra scolpita nella pietra dalla boxe, dall’alcool e dai suoi demoni interiori; Hardy, il fratello minore, è una bestia ferita capace di avere sentimenti profondi, nascosti dalla rabbia e dal risentimento; Edgerton, il maggiore, è ben calato nella parte di figura positiva del gruppo, legato alla famiglia e al fratello minore, disposto a perdonare il proprio padre nonostante tutto. La regia è essenziale: si sofferma spesso sul volto dei protagonisti in modo da catturare le loro emozioni, diventa frenetica e vivace durante i combattimenti.
Le scene di lotta sono reali e avvincenti, alcuni brevi, altri più lunghi. Gli appassionati del settore non faranno fatica a riconoscere diverse tecniche di combattimento presenti in questa affascinante e violenta disciplina quali l’armlock, omoplata, kimura, soltanto per indicarne alcune.

Ritornando alla sceneggiatura, non possiamo fare a meno di accostare la pellicola a vecchi classici del passato come “Rocky”, “The Fighter” o “Cinderella man”, né si può dire che l’originalità, come già detto, sia uno dei punti di forza del film, tenuto in piedi dai combattimenti in grande stile e dalla prova degli attori in generale. Da notare inoltre la presenza di alcuni buchi nella trama piuttosto evidenti che riguardano l’allenamento e la presenza in un torneo internazionale di due figure a dir poco sconosciute nell’ambiente in questione. Qualche americanismo di meno, inoltre, sarebbe stato certamente più apprezzato. La fotografia mette in risalto luci e ombri dei protagonisti, costituendo uno dei punti di forza. La colonna sonora è in tema, particolarmente azzeccata nella scelta di alcuni brani (vedere il finale sulle note dei The National per capirci).

Il finale per alcuni può essere scontato, ma ciò non rende la pellicola meno meritevole, in quanto il regista è abile nel renderlo toccante, struggente ma nello stesso tempo avvincente.

Da segnalare infine il cameo del lottatore e wrestler Kurt Angle.

VOTO:    7,5

Nessun commento:

Posta un commento

Per colpa delle solite zecche che offrono prestiti, mi trovo costretto a visionare ogni commento. Sorry!