27 novembre 2014

Mick Bonham - "John Bonham: il motore dei Led Zeppelin" (Arcana ed. - 2005)

Sapevo che prima o poi avrei acquistato questo libro! Difficile per me sottrarmi all'acquisto di un qualcosa che parla dei Led Zeppelin, figuriamoci una biografia del loro grande, immenso batterista: John Henry "Bonzo" Bonham. Il corpulento picchiatamburi del mitico gruppo inglese (e non americano, come molti confondono) è considerato da molti come il miglior batterista (rock) di tutti i tempi, vuoi per la sua tecnica, vuoi per la sua potenza o per il suo originalissimo stile. Va detto ovviamente che ogni classifica è solo il frutto di varie opinioni e si sa, ogni opinione è come il buco del culo: ognuno ne possiede una! Ad ogni modo Bonham è Bonham! Puoi non amare i Led Zeppelin, ma non puoi stare indifferente al sound creato da questo grande batterista nel corso della sua breve carriera. Ma, come narrano le leggende, Bonzo non era un solo, semplice drummer. La sua fama acquisita nel tempo lo vuole anche come un vero e proprio motore di dissolutezza. Numerosi sono gli aneddoti su di lui che parlano di donne, alcool, party sfrenati e folli corse in auto, tantissime auto derivanti dalla sua ricca collezione. Che cosa ci dobbiamo aspettare dunque da un libro che parla di John Bonham? Niente di tutto questo!

Prima di tutto: il libro non è una biografia... ma nemmeno un'autobiografia (JB non ebbe certo il tempo di scriverne una, come si fa ai nostri tempi). Ci troviamo davanti ad un lungo racconto sulla sua vita scritto da una persona che lo ha seguito durante buona parte di tutta la sua carriera, sia personale che professionale: suo fratello minore Mick!

Non vi aspettate i soliti aneddoti su Bonzo, perché non li avrete. Gli occhi di chi scrive questo libro sono quelli di suo fratello e descrivono per lo più la vita che lui ha passato affianco a questo grande musicista. Pochi eccessi, qualche scantonata, molta vita vissuta in famiglia. Il ritratto che ne deriva di John non sarà dunque quello di una rockstar al limite dell'eccesso, ma di un fratello matto ma allo stesso tempo amorevole con la sua famiglia. Non mancano alcuni episodi riguardanti i momenti in cui Mick seguiva John in tour con i LZ (nda: viene menzionata anche la famosa data al Vigorelli di Mialno del 1971, di cui parlerò in seguito nella recensione del libro apposito di Giovanni Rossi), ma il tutto mette in risalto la buona anima del "nostro ragazzo"(nomignolo con cui la sua famiglia si riferisce a John), piuttosto che quella parte tormentata dai demoni dell'abuso di alcool. Mick segue la carriera del fratello attraverso anche i racconti di questi e per diversi anni in cui non si frequentavano tramite i giornali dell'epoca. Ma i momenti in cui più spesso si sofferma sono quelli riguardanti la sua presenza in famiglia. Abbiamo così un quadro diverso del solito Bonzo, quello di cui parlano gli storici del gruppo; lo vediamo come un buon padre di famiglia, amato figlio e fratello. Se da una parte il libro mette in risalto questa parte della vita di Bonham, dall'altra ignora o sorvola suui suoi lati più negativi o, se vogliamo, eccessivi. Ma forse è proprio questo lo scopo di Mick: ricordarci che anche Bonzo, pur nella sua lucida follia, era una persona molto umana, sia verso i familiari che verso le persone ed il gruppo che lui aveva contribuito a creare.

Un libro insolito rispetto a tutti gli altri. Non vengono menzionate groupies, droga (tranne una sola volta) e nemmeno "Starway to heaven". Perfino il momento della sua morte occupa un capitolo piuttosto corto, forse troppo! Soltanto tanti buoni, grandi sentimenti. La scoperta di un Bonzo diverso, ma sempre Bonzo.

Voto: 7

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