24 luglio 2016

Fosch Fest - Day 2 (Bagnatica BG, 23.07.2016)

La prima volta che andai al Fosch Fest, neonato festival di genere folk con sede a Bagnatica (BG) ad ingresso gratuito, fu per vedere gli svizzeri Eluveitie. A quel tempo la loro spalla furono i grandissimi Folkstone, che devo dire quel giorno non mi fecero affatto una grandissima impressione... Le cose cambiano: oggi i Folkstone sono per me quanto di meglio il panorama italiano possa offrire, mentre il Fosch Fest da piccolo festival di culto è cresciuto fino a diventare un punto di riferimento per tutti i metalhead della penisola. Non solo: il suo bill non ha più una priorità di stampo folk come agli inizi, ma si è aperto ad altri generi più mainstream, ospitando Carcass, Satirycon e gruppi sempre più differenti rispetto al target iniziale.
Questa è dunque la seconda volta per me a Bagnatica. Sono passati diversi anni, ma almeno la location è sempre la stessa. Non è piccola, ma nemmeno enorme. Il Fosch quest'anno dura tre giorni. Non posso dirvi quali novità questo festival abbia introdotto con il passare del tempo, ma sicuramente una è stata l'introduzione della Fosch pay, una carta magnetica ricaricabile con cui si possono acquistare cibi e bevande all'interno dell'arena. Ho sentito diverse lamentele per il primo giorno di festival, ma devo dire che nella seconda giornata la situazione è apparsa sicuramente più gestibile. Le code ci sono: per ricaricarla, per mangiare, per prendere la birra, ma non in maniera esagerata. Diversi stand, diversi cessi e soprattutto diverse band. Causa un forte acquazzone mattutino è stato annullato il programma dell stage minore; le pause tra un gruppo e l'altro nel palco principale dovevano essere intervallate dall'esibizione di diversi gruppi in uno stage più piccolo. Peccato per chi è venuto oggi con l'idea di vedere le loro esibizioni. Il programma dello stage principale è rimasto (o almeno credo) invariato, intervallato purtroppo da diversi ritardi nei cambi di attrezzatura.
Arriviamo in arena quando sullo stage stanno suonando i Destruction. La loro performance è stata martoriata da diversi problemi tecnici che ne hanno minato la tranquillità dello show. Il gruppo ce l'ha messa tutta, anche se il sottoscritto ha utilizzato questo tempo per bere e mangiare, non essendo particolarmente interessato alla loro proposta. Ho già visto i Destruction in altra sede... e non hanno decisamente conquistato la mia attenzione.
Sono qui oggi per un solo gruppo, una band che ho aspettato di vedere in sede live da tutta una vita. I Sacred Reich, thrashers di Phoenix, autori di diversi dischi davvero eccezionali è qui presente in Italia per la prima volta. La band ha avuto una carriera non certo florida, ma si è costruita nel tempo uno stuolo di fan inossidabili. Mi trovo nelle prime file quando, dopo una lunga ed eccessiva pausa di prove strumentali, il gruppo in questione sale sul palco, giustamente osannato dalla folla. E' tempo di "American way", dove parte un mosh selvaggio che si protrarrà per tutta la loro durata del set. I SR non sono perfetti ma, se vogliamo tralasciare qualche sbavatura, sono gli autori di uno dei concerti più belli che abbia visto quest'anno. E' un onore sentire "Death squad" e "One nation" cantata da questi thrashers senza età. La loro umiltà e il loro impegno ha conquistato l'arena. Il corpulento Phil Rind, cantante-bassista, invita tutti ad abbracciarsi, ringrazia il pubblico italiano per il supporto ricevuto e incita al pacifismo e alla non violenza, come sono sempre state in effetti le loro linee guida. La violenza, almeno quella musicale, sta tutta nel loro pubblico, autore di una massacro senza confini! Il salto alla transenna è d'obbligo, come il crowd surfing, che per poco porta alla decapitazione il sottoscritto, i circle pits ed un wall of death non troppo convinto. "P*rco D*o, I love you!" esclama un loro accanito fan... La fine di una prova magistrale dei Sacred vede la solita cover di "War Pigs", che manda in visibilio la folla, "Ignorance" e "Who's to blame", semplicemente fantastiche, seguite a ruota libera da "Indipendent", che commuove chi vi sta scrivendo, e l'esplosiva "Surf Nicaragua". Il set è tagliato di ben due canzoni, come del resto quello di tutti i gruppi presenti stasera. La prima volta dei SR in Italia ha lasciato il segno. Dopo uno show così avrei potuto tranquillamente ritornare a casa, se non fosse che il bill non era ancora completo.
Ho ignorato gli  At the Gates! Li ho già visti in passato ad un Gods of Metal a Bologna e non soddisfano certo i miei gusti. Quando si tratta di death sono uno legato solo e soltanto alla vecchia scuola (Death, Morbid Angel, Obituary, Carcass), oppure alla nuovissima (Behemoth). Mi ascolto gli At the Gates a distanza di sicurezza, in piena tranquillità.
Tutt'altra cosa sono gli headliner della serata, gli Anthrax. Joey Belladonna e soci, inutile rimarcarlo, regalano alla folla un grandissimo show, come del resto ci si aspetta da una band ben rodata sotto tutti i punti di vista. John Dette è ancora alla batteria (Charlie, dove sei???) ed è sempre una macchina che pesta duro. Scott Ian sembra non essere invecchiato di un secondo, come il bassista Frank Bello. L'inizio degli Anthrax è moderato, anche se il pubblico non è del mio stesso avviso. La band di Belladonna, puro mattacchione trascinatore di una delle thrash band più importanti di sempre, inizia con  "You gotta believe" e "Monster at the end", ma si inizia a fare sul serio soltanto con la trascinante "Caught in a mosh". "Madhouse " tiene alto il ritmo, insieme alla solita. ma sempre tirata "Got the time". Il nuovo album si ripresenta con "Evil twin", seguita dalla vecchia "Medusa". Si, gli Anthrax non hanno grande fantasia quando si tratta di setlist. La loro discografia è ormai ben nutrita, ma loro continuano a fare sempre le stesse, senza non troppi cambi. Solito siparietto per ricordare Dimebag e Ronnie (che novità!). Chiude la bellissima "Antisocial".
Due bis... e siamo oltre la mezzanotte! "Indians" chiude le ostilità. Posso dire che gli Anthrax sono sempre un piacere da vedere: molto trascinanti e coinvolgenti, dotati di una simpatia che te li rende accattivanti, anche se non a livello di diversi loro colleghi di genere. Avrei voluto "Blood eagle wings", dal loro utimo lp, ma le scelte sono state differenti. Applausi comunque ad un gruppo che vale, anche se i vincitori della serata sono stati ovviamente i Sacred Reich.
Questa sofferta trasferta ne è valsa davvero la pena, visto che ero piuttosto stanco dopo una giornata piena di chilometri in automobile. Un grazie va sempre ai miei compagni di ventura, instancabili e sempre pieni di risorse.

Setlist Anthrax:

You Gotta Believe
Monster at the End
Caught in a Mosh
Madhouse
Got the Time (Joe Jackson cover)
Fight 'Em 'Til You Can't
Evil Twin
Medusa
March of the S.O.D. (Stormtroopers of Death cover)
Hymn 1
In the End
Antisocial (Trust cover)

Encore:
Breathing Lightning
Indians

Setlist Sacred Reich:

The American way
Free
Death Squad
One Nation
Love...Hate
War Pigs (Black Sabbath cover)
Ignorance
Crimes Against Humanity
Who's to Blame
Independent
Surf Nicaragua

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