11 giugno 2017

Guns n' Roses + The Darkness + Phil Campbell's (Imola, Autodromo 10.06.2017)

Finalmente il giorno è arrivato! Sono passati diversi anni dall'ultima volta in cui Axl, Slash e Duff si sono esibiti insieme sotto il monicker dei Guns n' Roses, una delle band più grandi del pianeta a livello musicale, di marketing e di pubblico. Negli ultimi anni il solo, imbolsito Axl ha portato avanti il nome della band, costituendo una creatura solida ma sicuramente incompleta, orfana di tutti quei compagni che insieme a lui ne avevano decretato il successo. I tempi cambiano, i vecchi dissidi vengono messi da parte (forse) ed ecco che la creatura GNR si mette a girare per un tour intorno al globo, riscuotendo un successo clamoroso, sintomo che nessuno ha mai dimenticato la band di "Sweet child o'mine" e di "Paradise city". I Guns sono entrati di diritto nella storia del rock, anche se i fan si sono sempre chiesti come sarebbe stato un effettivo rientro della band in sede live: un revival di vecchie glorie o la vecchia r'n'r band che in passato ha messo a ferro e fuoco le chart musicali di tutte le nazioni?
Oggi, 10 giugno, i Guns sono ritornati in Italia, precisamente ad Imola, con uno show sold out con più di novantamila persone. L'evento è uno di quelli da non perdere; la caccia al biglietto si è fatta subito pesante, complice l'eterna e inutilmente combattuta presenza dei soliti bagarini online, che già da diversi anni ha reso sempre più difficoltoso il recupero di un tagliando a prezzi almeno di mercato. C'è da dire che, nonostante il sold out, fuori dall'impianto era piuttosto facile trovare biglietti per il Gold Circle (l'area più interna e vicino al palco. nda) a prezzi onesti, venduti da persone che dovevano liberarsene da parte di parenti e amici impossibilitati a venire.
Per quanto riguarda la location, come per gli ACDC di qualche anno fa l'autodromo imolese si è rivelato inadeguato, oltretutto anche a livello di organizzazione. L'impianto non è adatto a contenere una mole tale di persone: l'evacuazione è lenta e macchinosa. Le misure di sicurezza sono state abbastanza buone e migliorate, visto anche i tempi che corrono. Trovo però ridicolo e insufficiente scegliere una location con i posti di uscita limitati e soprattutto ristretti. Ci vuole molto poco a creare del panico e ad avere centinaia di morti sulla coscienza in queste condizioni. Come al solito anche i servizi sono stati inadeguati: dieci bagni per tutto il gold circle, con una coda impressionante. Stessa storia per il chiosco delle bevande: inutile creare il metodo di pagamento con i token (gettoni) se poi il servizio è limitato, lento ed esiguo. Inoltre, parere personale, inutile vedere il concerto con un biglietto regular o ancor peggio dalla collina Rivazza; spendi tanti soldi per vedere nulla, soltanto partecipare...
Se lasciamo stare tutti questi problemi in perfetto italian style, il concerto è stato grandioso, anche grazie agli stessi Guns n' Roses. Parliamo un po' del concerto vero e proprio:

Phil Campbell and the Bastard sons: Phil, dopo la morte del grande Lemmy e dei Motorhead, è tornato a calcare i palchi con una band tutta sua. Il suo progetto è un buon r'n'r vecchio stampo, a cui ovviamente aggiungiamo qualche vecchio pezzo della sua storica band. Il pubblico sembra apprezzare abbastanza, anche se risulta imbarazzante non riconoscere una "Born to raise hell" e cantare a malapena l'immortale "Ace of Spades". Vero è che il pubblico, insieme ad una nutrita folla di irriducibili fan, è composto da persone di ogni estrazione e cultura musicale (ok, mi fermo qui per non inveire sui soliti, ignoranti fan italiani di V. e L. e dei N.), ma non conoscere l'inno dei Motorhead è cosa abbastanza grave... Phil e soci ci danno dentro comunque, ma suonano una mezz'ora o poco più. Il sole cocente della giornata ha un po' bollito le menti dei presenti. Meno male che il gold circle è sempre stato in ombra, alla faccia di chi sta dietro...
Mi ripropongo di rivedere Phil in un'altra sede, più piccola e senza dubbio più accogliente.

The Darkness: Pur non essendo un grande fan della band, ne ho sempre sentito parlare bene in sede live. Justin & Co. si difendono bene e prendono tantissimi applausi, soprattutto quando suonano le loro hit di successo "I believe in a thing called love" o "Love is only a feeling". Il loro show è abbastanza buono, anche se con qualche problemino tecnico. Justin non fa il matto come suo solito, avvolto nella sua tutina blu scintillante aperta sul davanti, ma si limita ad eseguire il compito di opener di lusso. A me son piaciuti, ma per loro vale la stessa cosa detta per la band di Phil: le grandi arene non sono fatte per loro, o almeno non ancora.

Guns n' Roses: L'attesa è stata lunga, ma i GNR, introdotti dalle animazioni dei loro imponenti maxi schermi, salgono sul palco addirittura dieci minuti prima dell'orario ufficializzato. Dov'è finito il ritardatario Axl, la rockstar capricciosa che arrivava in ritardo ai concerti, portando all'esasperazione fan, band e crew? Oggi Axl appare come un signor professionista, su tutte le righe. Nessun capriccio ma tanta professionalità. Certo il tempo per lui è passato e non è più la creatura efebica, rossa con un fisico magro e asciutto. Axl sente il peso del tempo almeno dal punto di vista fisico, ma la sua voce ha retto per quasi tre ore di show e si è comportato come il grande frontman che era in passato: tanti cambi di abito, con sempre addosso le camicie di flanella a quadri legate ai fianchi, occhiali da sole Reyban, cappello e bandana, t-shirt, collane e anelli pesanti e i soliti giubbotti colorati. Axl è Axl!
Le prime note di "It's so easy" aprono lo show, seguita subito da "Mr.Brownstone". Il pubblico rimane un po' spiazzato sotto la luce ancora forte del sole. Ci vuole una "Welcome to the jungle" per far scaldare la folla e sciogliere completamente il ghiaccio. La band inizia a rodare. Slash sale in cattedra, regalandoci per tutta la durata dello show assoli a non finire. Axl si porta davanti sulla passerella, indietreggiando soltanto quando si tratta di dare spazio al talentuoso chitarrista e al suo inconfondibile sound. E' sempre emozionante vedere Slash che imbraccia una chitarra, nella sua classica posa leggermente piegata a destra, occhiali da sole fissi, cilindro in testa ma senza l'immancabile sigaretta che un tempo sarebbe penzolata ininterrottamente dalle sue labbra. Duff è sempre il solito Duff. grandissimo bassista con un carisma punk sempre immutato. Guardate la setlist è ammirate: oltre ai soliti classici, appaiono anche pezzi meno conosciuti come "Coma" o la sorpresa "Yesterdays". Ho apprezzato tantissimo "My Michelle" e cantato come un pazzo su "You could be mine". Non sono mancate le cover storiche, come "Live and let die" e la lunghissima e allungata "Knockin' on heaven's door", oltre a una strumentale "Wish you were here" (bellissimo duetto di chitarre tra Slash e Fortus), "The Seeker" degli Who e una struggente "Black hole sun", dove Axl si è superato! Qualche pezzo da "Chinese Democracy", una "Estranged" da far paura, "Civil war"... un concerto dei Guns è un qualcosa da raccontare pezzo per pezzo. Vogliamo parlare di "Sweet child o'mine"? O di "Rocket queen"? La band è in forma...  per alcuni più in forma adesso che in passato. Aggiungete inoltre una bella scenografia e i consueti fuochi d'artificio e coriandoli e completiamo il quadro. Un evento così risulta irripetibile; la stanchezza della lunga attesa viene ripagata, anche nel sopportare la lunga uscita dall'autodromo, tutti in fila con un fiume di gente attraverso gli spazi semistretti da cui si era entrati.
Abbiamo già tirato le somme della serata, che ha visto irrimediabilmente Axl e compagni uscire vincitori da Imola. Sarà dura trovare un concerto alla stessa altezza, anche se l'estate è ancora lunga.
I Guns hanno fatto ancora una volta la storia.

P.S: no, non ho dimenticato "Don't cry" e nemmeno "November rain", ma stavo iniziando ad essere un po' troppo ripetitivo nell'osannarli e lodarli senza confini. Del DJ set di Virgin Radio invece non parlo proprio: gente che piazza in radio i pezzi più famosi delle band più famose, insieme a Vasco e Ligabue. Strano modo di vedere il rock! Peccato perchè molti di loro la cultura giusta la hanno, ma in Italia devono pur sempre piegarsi per fare ascolti (fine polemica).
Inoltre: no, Izzy e Steven Adler non c'erano, ma questo lo sapevamo già, giusto?

Setlist GNR

It's So Easy
Mr. Brownstone
Chinese Democracy
Welcome to the Jungle
Double Talkin' Jive
Better
Estranged
Live and Let Die (Wings cover)
Rocket Queen
You Could Be Mine
Attitude (Misfits cover) (with "You Can't Put Your Arms… more )
This I Love
Civil War
Yesterdays
Coma
Slash Guitar Solo
Speak Softly Love (Love Theme From The Godfather) (Nino Rota cover)
Sweet Child O' Mine
My Michelle
Wish You Were Here (Pink Floyd cover) (Slash & Richard Fortus guitar duet)
November Rain (with "Layla" piano exit intro… more )
Knockin' on Heaven's Door (Bob Dylan cover) (with "Only Women Bleed" intro)
Nightrain

Encore:
Don't Cry
Black Hole Sun (Soundgarden cover)
The Seeker (The Who cover)
Paradise City

Nessun commento:

Posta un commento

Per colpa delle solite zecche che offrono prestiti, mi trovo costretto a visionare ogni commento. Sorry!