17 giugno 2018

Firenze Rocks - Day 3 (Firenze, Visarno Arena 16.06.2018)


Firenze Rocks: quattro giorni di concerti tra rock e metal. Quest'anno, con headliner come Foo Fighters, Guns, Maiden e Ozzy, ho optato per la sola terza giornata, a mio parere la più interessante. Il gruppo di Dave Grohl non mi è mai piaciuto, con tutto il rispetto; per i Guns ho già timbrato il cartellino lo scorso anno a Imola. Riguardo alla giornata di Ozzy qualche pensierino l'ho avuto, subito scacciato vista la presenza dei Judas SOTTO gli Avenged Sevenfold (roba da boicottare l'intero festival! nda). Oltretutto il buon Ozzy non è mai stato un mago nel cambiare le setlist, dunque...
Veniamo comunque al terzo giorno, quello che vede sul palco dell'ippodromo fiorentino i Maiden, con un nuovo show, setlist e scenografie, gli Helloween, sempre in formazione reunion, Jonathan Davis dei Korn, qui per promuovere il suo nuovo disco da solista, e gli Shinedown, che ultimamente stanno ricevendo diversi consensi un po' ovunque.
Spendiamo qualche parola sulla Visarno Arena e sulla solita organizzazione di stampo Live: non mi piace (coma al solito)! L'arena non è male, ma il pit è troppo grande (immagino quanto hanno potuto vedere gli spettatori muniti di regular ticket, praticamente uno show in stile Vasco: guardano i maxischermi e sono tutti contenti!). I servizi igienici sono scarsi; il sistema dei token è un imbroglio e tutto sembra sempre ridimensionato, non adatto a contenere folle del genere. Oltretutto, se guardiamo i festival all'estero, il Firenze Rocks ospita 18-19 gruppi in ben 4 giorni! Chiamarlo festival è piuttosto esagerato, se facciamo il paragone con il Wacken, il Graspop, il Download, l'Hellfest e chi più ne ha... La mia intolleranza per i festival, oltretutto, si sta facendo un po' esagerata. Meglio pochi ma buoni, visto l'organizzazione di stampo italiano. Ma lasciamo perdere il tutto e concentriamoci sullo show!
Arrivo nell'arena quando hanno già iniziato gli Shinedown. I controlli di sicurezza per il pit sono troppo lunghi anche se necessari. Una volta che metto piede in loco, gli Shinedown sono verso la fine. Devo dire che, per quello che ho visto e soprattutto sentito, il gruppo non desta in me un particolare interesse. Immagino di non avermi perso nulla o quasi. Entro nel pit per aspettare il prossimo artista, un Jonathan Davis alla prova senza i suoi Korn.
Jonathan da solo non è mica male, come del resto il suo album solista. Non fa canzoni del suo gruppo più famoso, scelta giusta e coraggiosa. La band che lo accompagna, munita di violino, contrabbasso e tastiere, sembra molto valida. Peccato non vedere il concerto in una piccola location al chiuso, cosa che sicuramente lo avrebbe più valorizzato rispetto ad un festival sotto il sole in pieno pomeriggio. Jonathan è il solito mattatore con tutte le sue pose di repertorio. Non ha davanti a sè la sua famosa asta del microfono ad opera di H.R.Giger, ma fa lo stesso! La sua prova è impeccabile! Le song sono piuttosto orecchiabili: un mix fra Korn, alternative, elettronica e pop. Spero di rivederlo in altra sede, anche se i Korn, mi spiace, sono tutta un'altra cosa.
Il festival va avanti. Il caldo risulta accettabile, diversamente dalla data di Eddie Vedder dello scorso anno dove abbiamo sfiorato i 40 gradi. Si prepara lo stage degli Helloween, con un impianto luci che non verrà mai utilizzato vista l'ora e il sole ancora alto. Sono uno di quelli che ha potuto presenziare allo show di reunion di diversi mesi fa al Forum di Milano, dunque mi aspetto una performance del genere decisamente ridotta. Niente di diverso, in effetti! Gli Helloween partono con la song omonima e propongono una setlist ovviamente rimaneggiata del loro show portato in giro in questi mesi. Kiske e Daris si alternano e si spalleggiano alla voce. Grande presenza anche per Kai Hansen, che ripropone per intero tutto il suo medley composto da "Starlight/Ride the sky/Judas/Heavy Metal". Non ci sono più gli odiosi cartoni animati di Milano per dare spazio alle song, per fortuna! Con una selist così, i pezzi dell'era Andy sono solo tre, accompagnati dai classici come "Dr.Stein", "I'm alive", "A little time", "Eagle fly free" e la lunghissima "How many tears". Gli Helloween si "permettono" perfino due bis, le solite e granitiche "Future world" e "I want out". Giudizio sullo show: positivo. L'amarcord vince! Si sa che noi "vecchi" metallari siamo in fondo dei nostalgici romanticoni. Ma meno male che ho potuto vedere lo show per intero a Milano... Unica critica: cambiare almeno una canzone del set? No? Da segnalare la presenza dei soliti palloni giganti arancioni con il simbolo della zucca, un must ormai presente su ogni tipo e genere di concerto.
Ok, teniamoci pronti ad essere schiacciati e sacrificati all'altare degli Iron Maiden. Alle 21:15, puntuali, "Doctor doctor" degli UFO irrompe su un'arena in estasi. Parte lo "Churchill's speech", con relativa goduria del sottoscritto, e gli Irons irrompono sul palco con "Aces high", la più bella opener di sempre, nel delirio più totale. Le gerarchie prendono posto, il mosh ha inizio, riesco ad arrivare a ridosso della transenna di un delle due insulse aree VIP, davanti a Murray e Smith e molto spesso ad un grandissimo Bruce Dickinson. Lo show degli Iron, come sempre, presenta una diversa scenografia per ogni song. Sull'opener, un immenso Spitfire (ovviamente gonfiabile) si trova sopra le teste dei Maiden, con un effetto davvero suggestivo. Bruce indossa la tipica cuffia da aviatore. I suoi innumerevoli cambi di abito saranno interessanti da seguire nel corso dell'intero show. La seconda canzone è uno dei tanti ripescaggi presenti nella setlist, una "Where eagles dare" che manca da tantissimo tempo. Bruce indossa un cappotto bianco e una cuffia da neve pesante, o almeno credo sia una cosa del genere. La song è introdotta da spari e mitragliatrici, un po' in stile "One" dei Metallica. La terza canzone con tema di guerra non poteva essere che "Two minutes..."; gran mosh, ma non mi aspettavo diversamente. Lo show prosegue con una sorpresa: una "The Clansman" dell'era Bayley, cantata da Dickinson in maniera impeccabile. Steve suona un basso Guild, Bruce brande una spada e intona un "Freedom" con tutto il pubblico dell'arena. La stessa spada la utilizzerà subito dopo per duellare contro un gigantesco Eddie vestito in stile "The Trooper" durante l'omonima canzone. Bruce oltretutto sventola la bandiera del paese ospitante, in questo caso il tricolore italiano.
Lo stage si trasforma in una chiesa per dare spazio a "Revelations". Il sacerdote Dickinson è immenso. Viene introdotta "For the greater good of God" da "A matter...", seguita da "The Wickerman". La teatralità torna prepotente durante la lunga "The Sign of the cross", altra canzone della Bayley era. Bruce indossa un saio nero con cappuccio e brandisce una croce luminosa. Non si può dire che gli Irons non ci sappiano fare con le scenografie... Un gigantesco Icaro irrompe sullo stage durante "Flight of Icarus". Bentornata! Questa song mi mancava davvero in sede live e sono contento l'abbiano ripescata. Bruce si cala in stile Rammstein, con due lanciafiamme con una gittata nemmeno esagerata, inferiore sicuramente agli strumenti usati dal gruppo teutonico nominato in precedenza (difficile battere i R+ riguardo a fuochi e spettacoli pirotecnici. nda).
A proposito di ripescaggi: mettiamoci il cuore in pace! Anche questa volta i Maiden lasciano fuori "Still life" (la mia favorita! nda), nemmeno riproposta durante l'anniversario del "Maiden England" e soprattutto la tanto attesa "Alexander the great". Oltretutto in questo giro non è presente nemmeno una canzone di "Somewhere in  time", album che meriterebbe maggiore considerazione da parte della stessa band.
Si, siamo arrivati al momento di "Fear of the dark". Immancabile! Dickinson indossa la maschera della peste, un saio scuro e tiene in mano una lanterna che emette una sinistra luce verde. Cori a non finire! E' l'unica canzone in cui non vedo l'ora che finisca, tanto mi ha stufato. "The Number of the beast", immancabile, e la conclusiva "Iron Maiden", con tanto di testa di Eddie in stile "Legacy of the beast", pongono fine ad uno show che mi è sembrato lunghissimo, in senso positivo.
I bis si aprono con "The evil that men do", "Halloweed be thy name", dove Bruce canta da dentro una gabbia cilindrica ed osserva un lungo cappio che penzola dal soffitto, e si chiudono con "Run to the hills", con coretti annessi. Il "Legacy tour" è finito! La setlist, lo show, i Maiden sono promossi a pieni voti. Sono anni che mi prometto di chiudere con i Maiden, almeno in sede live, per poi ricomprarmi il biglietto ogni qual volta (o quasi) vengono in Italia. Che sia davvero l'ultima? Vedremo! I Maiden sono capaci di fare grandi sorprese. Talvolta non si può rinunciare al gruppo che più hai ascoltato nel corso della tua esistenza...
Mi meraviglio come non abbiamo fatto grandi code per uscire dal pit. L'andamento è stato modesto, fortunatamente niente in stile Imola, dove sembra di assistere ad un branco di carcerati in catene tutti in fila. Il Firenze Rocks per me si chiude oggi, i concerti no! Addio Firenze! Up the Irons... quello sempre!


Gallery

Jonathan Davis



Helloween 



Iron Maiden

 




Setlist Iron Maiden

Churchill's Speech (intro)
Aces High
Where Eagles Dare
2 Minutes to Midnight
The Clansman
The Trooper
Revelations
For the Greater Good of God
The Wicker Man
Sign of the Cross
Flight of Icarus
Fear of the Dark
The Number of the Beast
Iron Maiden

Encore:
The Evil That Men Do
Hallowed Be Thy Name
Run to the Hills

Setlist Helloween

Halloween (partial)
Dr. Stein
I'm Alive
Are You Metal?
Starlight / Ride the Sky / Judas / Heavy Metal (Is the Law)
A Little Time
If I Could Fly
Power
How Many Tears
Invitation
Eagle Fly Free
Keeper of the Seven Keys (partial)

Encore:
Future World
I Want Out

Setlist Jonathan Davis

Underneath My
Everyone
Forsaken
Final Days
What You Believe
Basic Needs
Slept So Long
Your God
System
Walk on By
What It Is
Happiness

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