22 novembre 2015

Old Show: Monsters of Rock 1992 (Reggio Emilia, Arena Festa dell'Unità 12.09.1992)

Il Monsters of Rock del 1992 ha segnato un punto di svolta nella mia personale formazione musicale. A quell'epoca ero ancora minorenne e il Monsters è stato decisamente il mio primo concerto importante. In quegli anni fare una trasferta dalla Sardegna era ancora un'impresa: non esistevano le compagnie aeree low cost come Ryan Air, ma la solita compagnia di bandiera cara come un chiodo di Cristo. I traghetti erano un'esclusiva della sola (o quasi) Tirrenia, equivalente ad un treno merci della seconda guerra mondiale diretto ad Auschwitz. Reggio Emilia appariva lontana, dopo un viaggio in nave in "ponte", sdraiati come animali selvaggi nella zona comune in sacco a pelo, l'arrivo a Genova e la camminata in verticale fino alla stazione, il treno per Reggio, tutto fuorché comodo, ma sempre meglio del trenino che collegava Sassari ad Alghero (ancora oggi praticamente intatto). Una volta arrivati alla stazione, tutto si colorava di nero! Magliette nere a non finire, non di fascisti ma di metallari venuti da ogni dove. Io con una t-shirt dei Megadeth, mio cugino con quella dei Warrior Soul, forse l'unico di tutta un'arena da diecimila persone. Si passa la prima notte ammucchiati sotto un tendone della festa dell'Unità. A quei tempi gli hotel costavano, i B&B erano solo un lontano miraggio. Il giorno dopo ci si alzava presto. Mega fila per entrare nella location, perquisizioni dei Carabinieri in perfetto stile Guantanamo, in quanto un metallaro era sicuramente un potenziale terrorista, e via dentro!
Mi ricordo un'attesa sotto un sole di settembre ancora cocente. Il palco appariva lontano anni luce. Gli altoparlanti trasmettevano una musica confusa per far ingannare un'attesa infinita. Erano tempi in cui i festival erano delle vere e proprie maratone di sopravvivenza: dentro dalle dieci del mattino, primo concerto alle 13 e mezza! L'arrivo di Pino Scotto e la sua band venne accolto come la fine delle ostilità.
Il nazionale Pino, ex Vanadium, non venne accolto con tanto entusiasmo, in effetti. Si beccò degli improperi dal pubblico e pure una monetina in testa, lanciata da qualche suo "ammiratore". Un buffone fatto e finito! Solo la cover di "Whole lotta Rosie" riesce a scaldare il pubblico, stanco di stare fermo per ore in piedi. Per il resto una performance da dimenticare, in attesa di band molto più importanti.
Passa una mezz'ora tra Pino e il gruppo seguente per il cambio di strumentazione... e sentite che gruppo!
I Pantera di Phil Anselmo e Dimebag Darrell salgono sul palco, in un'arena inondata dal sole. Cranio rasato, petto nudo tatuato, Anselmo è in piena forma, come del resto Dimebag alla chitarra. L'acustica fa davvero schifo! Ricordo il cantante dei Pantera prendere di peso un fotografo da sotto il palco, farlo salire sullo stage per fotografare il pubblico in visibilio. Ma non solo: l'arena diventa una massa di corpi in movimento sotto le sferzate date da "Mouth for war", "Fucking hostile", "Domination", quest'ultima unita alla parte conclusiva di "Hollow". Bellissima la lenta "This love", ma decisamente superiore la mitica "Cowboys from hell", con il suo bel riff inconfondibile. I Pantera lasciano lo stage. Troppo poco per un gruppo così. Ancora oggi penso alla fortuna di averli visti in azione, anche se per un breve set.
Non c'è Danzig all'appello, anche se appare sul cartellone principale, in quanto cacciato con il suo gruppo dalla manifestazione. Nemmeno i Gun sono della compagine. Tocca allora agli Warrant del biondo platinato Jani Lane. La loro posizione nel bill non è affatto invidiabile, tra Pantera, Testament e Megadeth. C'è il rischio che vengano triturati dalla folla! Il concerto invece risulta alquanto godibile e gli Warrant vendono cara la pelle sul palco, nonostante la loro proposta musicale, come ad esempio la patinata "Cherry Pie", sia la più leggera di tutto il circus. Mi ricordo solo una buona versione di "Balls to the wall", classico degli Accept. Per il resto, il bello deve ancora venire.
A metà pomeriggio arriva un altro grande gruppo: i Testament di Chuch Billy! Parte l'intro dell'ultimo e sottovalutato "The Ritual", arriva la bellissima "Electric crown". Alex Skolnick ci da dentro con la sua chitarra, regalando riff e assoli da manuale. "So many lies" prosegue la promozione della loro ultima fatica in studio, ma è con i loro vecchi classici che il pubblico si scatena. "Practice what you preach", indimenticabile! La vecchissima "Trial by fire" e quel piccolo capolavoro che è "The Legacy", guidata dalla chitarra del solito Skolnick. Non può che chiudere le ostilità "Disciples of the watch". I Testament appaiono in gran forma, capitanati da un carismatico Chuck Billy. La loro performance è una delle migliori della serata.
Passa la solita mezz'ora. Gli altoparlanti non hanno ancora finito di trasmettere musica che Dave Mustaine e i suoi Megadeth salgono sul palco, attaccando l'inconfondibile intro di "Holywars". La song è impastata con le musiche degli altoparlanti, che prima o poi qualcuno si ricorda di spegnere. Mustaine è magnetico! Una sorta di semidio sul palco di Reggio. Biondo, camicia in flanella, presenta i suoi classici insieme alle song dell'ultimo, bellissimo "Countdown to extinction". La formazione è quella storica, la più amata dai fan della band: Ellefson al basso, Friedman alla chitarra e Nick Menza dietro la batteria. Un concentrato di potenza unica! Dell'ultimo lavoro i Megadeth eseguono "Skin o'my teeth", "Sweating...", "Foreclosure..." e quel piccolo gioiellino che è "Symphony of destruction", diventata ormai uno dei grandi classici della band. C'è anche spazio per una "Hangar 18" e "Lucretia" dal fondamentale "Rust in peace". Se la voce di Dave non è, come suo solito, un granchè, le ritmiche di Ellefson e Menza sono impeccabili, le chitarre di Mustaine e Friedman una gioia per le nostre orecchie. Indimenticabile il medley di "Peace sells" con "The Conjuring" e "Wake up dead", per poi finire con l'ultimo pezzo della stessa "Peace sells". Non dimentichiamoci ovviamente di citare "In my darkest hour", con Dave che imbraccia la sua doubleneck Flying V. Sembra tutto finito, ma la band ritorna sul palco, petto nudo, per una conclusiva "Anarchy" dei Pistols. L'arena diventa un mosh generale sulle note della tanto amata canzone di Rotten e soci.
Non si poteva chiedere altro, ma non è ancora finita! Che dire dei Black Sabbath riunitisi con il grande Ronnie James Dio alla voce? I Sabbath sono la ciliegina del set! Dio, carismatico come sempre, parte con "The Mob rules", per poi presentare diversi brani del loro ultimo album. Apprezzo tantissimo "After all", ma anche "Master of insanity" e "Computer God" fanno la loro figura. E i grandi classici? Ovviamente "War Pigs", da brividi, "Children of the sea", con uno degli arpeggi più belli della loro sterminata discografia, "Balck Sabbath" e "Iron Man". Ronnie è un cantante unico, una voce melodiosa che sembra quella di un angelo, o se volete di un diavolo. Corna in alto, difficile dimenticarlo... La lunga "Heaven and Hell" chiude il set. Il pubblico a questo punto si aspetta un bis (Paranoid?) che però non arriva mai. Sarà ora il turno degli headliner indiscussi della serata chiudere un Monsters of Rock fin qui troppo esaltante.
E' il tour di "Fear of the dark". Gli Iron Maiden sono ritornati ai vecchi fasti, con un album davvero convincente e piuttosto amato dai loro fan più inossidabili. La scenografia del set è completa, sullo stile grafico di "Fear...". E' notte quando gli Irons si presentano sul palco con la velocissima "Be quick or be dead". Steve, Nicko, Dave e Gers sono finalmente davanti ai miei occhi, e con loro lui, il grande Bruce Dickinson (che scambia Reggio con la vecchia Modena, teatro del MOR dell'88!). Vedere i Maiden, per ogni metallaro che si rispetti, è come avere un'apparizione della sacra vergine sul Monte Sinai, se non fosse per il fatto che gli Irons sono decisamente più importante di ogni stupida religione. I Maiden sono una religione! Lo conferma la numerosa orda di loro seguaci presente in ogni angolo del globo, Italia compresa. Un boato arriva dalla folla quando attacca il ben noto intro di "The number of the beast". Un mito! In sede live perfino canzoni deboli come "Can I play with madness" appaiono come dei capolavori. Oltre a qualche pezzo di "Fear...", titletrack compresa (che in seguito diventerà uno dei pezzi, ahimè, più amati dai fan dei Maiden) e la struggente "Wasting Love" accompagnata dalla chitarra acustica suonata da Gers, sono presenti le vecchie "Wratchild", "The evil that men do", "The Clarvoyant", "Run to the hills" e "2 Minutes...". "Heaven can wait", con il suo coro nel mezzo cantata dai roadie della band, è un toccasana per occhi e orecchie. Non può mancare ovviamente la conclusiva "Iron Maiden", con l'apparizione di Eddie in stile "Fear of the dark".
Arrivano i bis, e con essi "Hallowed be thy name", eseguita da un fenomenale Dickinson. "The Trooper", "Sanctuary". Tutto sembra ormai finito, senonché gli Irons attaccano "Running Free", con i conclusivi saluti.
Tutte le grandi cose hanno una fine, perfino un grande Monsters of Rock. Per alcuni, il più grande di tutti. Non ci resta che passare una notte in stazione e un'altra lunga giornata di viaggio per rientrare dall'altra parte del mondo.

P.S: il concerto in questione è stato trasmesso, quasi per intero, dalla nostrana Videomusic. All'epoca un evento a dir poco straordinario.

Setlist Iron Maiden

Be Quick or Be Dead
The Number of the Beast
Wrathchild
From Here to Eternity
Can I Play With Madness
Wasting Love
Tailgunner
The Evil That Men Do
Afraid to Shoot Strangers
Fear of the Dark
Bring Your Daughter... to the Slaughter
The Clairvoyant
Heaven Can Wait
Run to the Hills
2 Minutes to Midnight
Iron Maiden

Encore:
Hallowed Be Thy Name
The Trooper
Sanctuary
Running Free

Setlist Black Sabbath

  E5150
The Mob Rules
Computer God
Children of the Sea
Time Machine
War Pigs
Black Sabbath
Master of Insanity
After All (The Dead)
Iron Man
Heaven and Hell

Setlist Megadeth

Holy Wars... The Punishment Due
Skin o' My Teeth
Hangar 18
Lucretia
Sweating Bullets
Foreclosure of a Dream
In My Darkest Hour
Peace Sells / The Conjuring / Wake Up Dead
Symphony of Destruction

Encore:
Anarchy in the U.K. (Sex Pistols cover)

Setlist Testament

  Intro - Signs of Chaos
Electric Crown
So Many Lies
Practice What You Preach
Trial by Fire
Alone in the Dark
Musical Death (A Dirge)
The Legacy
Sins of Omission
Disciples of the Watch

Setlist Warrant

Inside Out
Sure Feels Good to Me
The Hole in My Wall
Uncle Tom's Cabin
Machine Gun
Bonfire
Down Boys
Cherry Pie
Balls to the Wall (Accept cover)

Setlist Pantera

Fucking Hostile
Mouth for War
Domination (with Hollow outro)
Rise
This Love
Cowboys From Hell

5 commenti:

  1. Ciao, grazie per essere passato dalle mie parti e per le belle parole che hai scritto. Ricambio volentieri la visita, anche se... musicalmente sono una frana! Diciamo che questo tuo spazio mi servirà per farmi una cultura: mi fido più di "quelli come te" piuttosto che di tanti critici di professione: da quello che scrivi trasuda passione dappertutto, ed è la cosa più importante. Lunga vita a questo blog! :)

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  2. Quel giorno c'ero anche io, appena maggiorenne. Che splendida giornata. p.s. Davvero un bel blog!

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  3. Ricordi quante persone erano presenti?

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    1. Questo è un dato un po' incerto. Ricordo che tutti parlavano di 10 mila, troppo pochi. Alcuni dicevano sui 25 mila. Purtroppo in questo caso la mia memoria vacilla un po'.

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Per colpa delle solite zecche che offrono prestiti, mi trovo costretto a visionare ogni commento. Sorry!