18 giugno 2019

The Cure + Sum 41 + Editors (Firenze, Visarno Arena 16.06.2019)


Come preannunciato nel post precedente, ho deciso di chiudere il Firenze Rocks con la data dedicata ai The Cure. Una scelta strana, anche perchè avevo già visto la band di Robert Smith qualche anno fa sul cemento di Rho, Milano, e non avevo desiderio di rivederli un'altra volta, nonostante l'importanza e la validità del gruppo in questione. Alla fine, non sono riuscito a dire di no ad un concerto "facile", se paragonato a tutta l'energia che mi servirà per poter assistere a quelli successivi che mi aspettano. I Cure sono i Cure, ad ogni modo, e vanno rigorosamente rispettati ed onorati, anche se questa calda giornata domenicale, a livello di bill, non era proprio il massimo.

Ignorati i gruppi di apertura, ho potuto rivedere gli Editors, a distanza di diversi anno da un vecchio Heineken J.Festival a Mestre. Sole in faccia, solita arena ma nonostante tutto è presente qualche corrente d'aria fresca, ogni tanto, per far scivolare via anche questa lunga giornata nel tanto e giustamente criticato Firenze Rocks. Gli Editors sono piuttosto bravi, anche se i loro synth dopo un po' mi stanno piuttosto indigesti. Le loro canzoni sembrano nate da diversi spunti interessanti e da qualche jingle molto orecchiabile, ma non riescono mai a catturare pienamente il mio interesse. Certi tipi di indie rock, o rock alternativo come lo si voglia chiamare, non è mai stato tra le mie preferenze, inutile negarlo. E' il classico gruppo che ascolto volentieri in un festival, ma che non mi sognerei mai di prestargli la benché minima attenzione nel corso di una normalissima giornata. Oltretutto l'ora di esibizione non aiuta a godersi appieno la band, che avrei visto bene in un palazzetto al chiuso piuttosto che sotto il sole cocente della Toscana.

E' venuto il momento dei Sum 41. Qualcuno, leggendo varie opinioni sul web, lo ha definito un grande show, una prova superlativa del gruppo canadese che ha dato prova di grande energia e forza. Se per qualcuno sentire una chitarra sicuramente più rock e più veloce rispetto alle altre band presenti in cartellone è sinonimo di potenza, riesco a capire come in questa nazione vengano definiti rock elementi come Vasco e Ligabue, per stare sul sicuro. I Sum 41 sono autori di un punk melodico di "nuova" generazione, senza un briciolo di novità e inventiva, portato in auge quando ero ragazzino da gruppi come Green Day e Offspring. Ci vuole molto poco a scatenare una folla posta in mezzo a Editors e The Cure, anche se la prova del combo punk non è stata assolutamente negativa, obiettivamente parlando. Io li ho trovati piuttosto noiosi, tanto che non vedevo l'ora che finissero! Ci sono proposte musicali peggiori, lo sappiamo, ma ciò non toglie che i Sum 41 non siano certo in cima alle mie preferenze. Dal punto di vista della coerenza, oltretutto, il genere della band risulta fuori luogo in un bill odierno di questo tipo. La loro aria da rockettoni non mi scompone, nemmeno quando eseguono le loro song più famose, come "In too deep" o "Still waiting". Mi rimarrà impressa la cover di "We will rock you" o la solita "Another brick..." dei Pink Floyd accennata tra un pezzo e un altro, scelte che avrei decisamente evitato in quanto piuttosto inflazionate di questi tempi.
La loro carica non mi cattura! Forse perchè sono abituato a concerti decisamente più violenti rispetto ad un'arena dove il pubblico risulta più focalizzato a generi certamente più "riflessivi", musicalmente parlando.

Riguardo ai The Cure, niente da dire! L'attesa era tutta per loro, anche perchè il gruppo di un certo Robert Smith non sarà autore di un rock classico, ma la sua importanza nel campo musicale è fuori da ogni discussione. In una delle edizioni meno rock del Firenze Rocks, i padri del movimento dark e del primo gothic rock ci possono anche stare, e a maggior ragione. Passano gli anni e Robert non è più un giovincello. La sua voce, comunque, è inconfondibile. Qualche calo di tensione ogni tanto non vanno ad intaccare una performance ineccepibile. Smith è di buonumore, tanto che sorride spesso e ogni tanto, verso la fine, accenna qualche passo di danza, senza ovviamente esagerare.
Il palco non viene utilizzato per tutta la sua profondità, tanto che la band si posiziona proprio davanti alla linea di demarcazione dello stage, con la batteria che restringe il campo d'azione della band. Visto il genere, non si ha necessità di dare tanto spazio di movimento ai componenti della band, se si fa accezione per il bassista Simon Gallup, che invece non sta fermo un attimo. I maxischermi laterali sono posizionati sulla band, mentre quelli di fondo eseguono solo degli effetti luce e proiettano qualche immagine da atmosfera, rendendo la scenografia anche più minimale di quella mostrata dai Tool in questa stessa location tre giorni fa.
Quello che importa davvero è la setlist, anche perchè i Cure sono stati autori di grandissimi classici. Delle 29 canzoni in totale, la band ha spaziato un po' attraverso tutta la sua lunga discografia, privilegiando comunque gli anni nel mezzo del loro periodo di percorrenza. Tra le più vecchie è presente "A Forest" e "Play for today", oltre a "Primary" e "One hundred years" che chiude il primo set. L'album più presente, ovviamente, risulta quel "Disintegration" che quest'anno compie, guarda caso, ben 30 anni dalla sua uscita.
Anche se sono sempre stato un estimatore della band di Smith, lo ammetto, non ne sono mai stato un fan sfegatato, vista la mia diversa estrazione musicale. Per questo motivo non posso fare paragoni un po' più competenti riguardo alla scelta dei brani presenti oggi e nemmeno sulla loro esibizione rispetto a quelle precedenti. Due ore e venti di show mi bastano comunque per essere rapito dalla loro musica. Inutile dirlo, oltre a qualche vecchio pezzo l'esecuzione dei loro vari hit di successo viene sempre accolta con un boato dalla folla. Vi rimando alla setlist presente in fondo a questo post, anche perchè non ho dubbi riguardo al fatto che anche i fan meno avvezzi al gruppo inglese saranno stati sicuramente soddisfatti della scelta dei pezzi presenti.
"Boys don't cry", immancabile, chiude la parte dei bis che comprende ben otto pezzi, lasciandoci soddisfatti dalla conclusione di una giornata piuttosto lunga trascorsa nel capoluogo toscano.
Chiude anche il Firenze Rocks, e con esso la promessa di non tornarci più. Promessa che, regolarmente, verrà infranta l'anno successivo ma contro ovviamente la mia volontà.


Setlist The Cure

Shake Dog Shake
Burn
From the Edge of the Deep Green Sea
A Night Like This
Pictures of You
High
Just One Kiss
Lovesong
Just Like Heaven
Last Dance
Fascination Street
Never Enough
Wendy Time
Push
In Between Days
Play for Today
A Forest
Primary
Want
39
One Hundred Years

Encore:
Lullaby
The Caterpillar
The Walk
Doing the Unstuck
Friday I'm in Love
Close to Me
Why Can't I Be You?
Boys Don't Cry

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