11 luglio 2019

Rock the Castle - Day 2 & 3 (Villafranca di Verona, Castello Scaligero 6-7.07.2019)

Dopo il Rock the Castle dell'anno scorso, un buon festival a livello di bill ma con qualche lacuna organizzativa, si torna al Castello Scaligero di Villafranca anche quest'anno, anche oggi con una programmazione di tutto rispetto. Non mi soffermo più su codesta location: ormai l'ho descritta in lungo e in largo dopo tutti questi anni di concerti. Soffermiamoci decisamente su tutto il festival, compresa l'organizzazione e la disposizione dei vari stand all'interno di questa suggestiva location. Rispondiamo subito ad una domanda: avranno fatto tesoro dei gravi errori dello scorso anno?

Se ben ricordate, lo scorso RTC ha avuto dei momenti piuttosto bassi dovuti alla prematura scomparsa dell'acqua dagli stand, ad un chiosco-birra sottodimensionato e sovraffollato, al mancato meet & greet con i Testament e a qualche problemino tecnico. Ma, nonostante tutto, è stato un grande festival, grazie naturalmente alla musica e alle band.
Ho presenziato al secondo e al terzo giorno del festival, anche perchè il primo, vista la presenza da headliner dei Dream Theater, non mi interessava minimamente. Le altre due giornate sono state invece ricche di sorprese, riguardo alle band presenti in cartellone.
Dunque, come è stata l'organizzazione del festival? Diciamo che è dipeso dalla giornata. Mi spiego: l'aggiunta di un altro chiosco di birra, durante il secondo giorno, ha apportato grandissimi giovamenti. Zero file, dovuto soprattutto alla presenza di tanti spillatori che si son dati da fare per far trovare già pronte le birre quando andavi a ritirarle, dopo aver fatto lo scontrino. Ovviamente ciò è stato possibile grazie anche all'adozione del bicchiere del festival, per eliminare la plastica mono uso dall'evento. Se da una parte è piuttosto scomodo recarsi a bere ogni qual volta se ne ha bisogno, dall'altra la location rimane certamente pulita dai soliti oceani di plastica che si sono sempre visti negli anni passati.
Bocciati i distributori di cibo! In tutte e due le giornate erano sottodimensionati rispetto alle folle affamate da sfamare. Peccato!
Ritorniamo però al terzo giorno del festival: la situazione-birra qui è stata disastrosa. Non so perchè sia dato dal fatto che ci fosse più gente, o soltanto perchè i thrashers bevono decisamente di più rispetto ai rockettari del giorno precedente, ma le code sono state interminabili, soprattutto alle casse. Si sapeva che il tutto sarebbe stato sottodimensionato, nonostante il potenziamento del servizio offerto, ma qualcuno ancora vuole credere alle favole. Nei giorni precedenti ero stato attaccato su un noto social network da una persona che si occupa di merchandising rispetto al fatto che ho giudicato inadeguato il servizio senza vedere la location (come dire: la solita italianata da criticone. nda). Beh, io i concerti non li organizzo, ma ci vuole poco a capire come una cosa del genere sia sottodimensionata già dalle premesse. Ma talvolta è facile difendere gli organizzatori e non usare la testa... e questa è la vera italianata della storia. Lasciamo perdere... Passiamo invece alle note positive, ovvero la musica.

Day 2: Il secondo giorno si apre, almeno per me, con la band di Ritchie Kozen. L'ex chitarrista dei Poison, anche se questa etichetta per la sua professionalità mi sembra alquanto riduttiva, ha fatto un buono show, anche se l'ho seguito a tratti in quanto ero appena arrivato. Riconosco "Stand" del suo ex gruppo già citato in precedenza, ma la sua performance, anche quella vocale, mi è sembrata ottima. Chissà...
Arriviamo subito alla prima ciliegina sulla torta, ovvero la presenza di Sebastian Bach al festival! L'ex Skid Row ha tenuto uno show quasi completamente incentrato sui vecchi pezzi della sua vecchia band. Si parte dunque (poteva essere diverso? nda) con "Slave to the grind", per la gioia di tutti i fan della band. Seb risulta alquanto malconcio, almeno dal punto di vista fisico. Regge abbastanza bene come voce, anche se non è certo quella dei vecchi fasti, ma è sembrato essere un qualcosa che stia in piedi per miracolo. Il primo effetto nostalgia del festival risulta comunque azzeccato, tanto da non poter fare a meno di cantare qualche vecchio pezzo o ritornello degli Skids. Le più importanti ci sono tutte, da "18 and life" a "I remember you". Una scelta curiosa è data dal fatto che il cantante interagisce con la folla con un italiano stentato, leggendo un foglio già impostato postogli davanti. Grazie per l'impegno, Seb! "Youth gone wild" chiude la sua performance... e non poteva essere altrimenti. Certo che una reunion per lui sarebbe una vera e propria manna dal cielo, ma a quanto pare la sua vecchia band non vuole dimenticare i trascorsi con lui durante gli anni di successo. Per Sebastian, comunque, l'età ha già chiesto il suo prezzo!
Altra sorpresa del festival: la presenza di Dee Snider dei Twisted Sister, qui con la sua band da solista. Se Seb si trascina, Dee è in grandissima forma. Il fatto che non sia mai riuscito a vedere la sua vecchia band dal vivo rende il suo show, dal mio punto di vista, uno dei più importanti in cartellone. Non ho particolar interesse a sentire le sue canzoni da solista, anche se dopotutto non sono affatto male anche se piuttosto scontate. La mia attenzione è tutta incentrata sui grandi classici dei Twisted Sister! E non mancano... Si inizia con "You can't stop r'n'r" e si continua con "Under the blade". La più gettonata di tutte non poteva essere che "We're not gonna take it", anche se non sono da meno "Burn in hell" e l'inno generazionale "I wanna rock". Il tempo è tiranno, dunque lo show dell'ex Sister è piuttosto veloce. Undici pezzi bastano in queste ore della giornata... e anche Dee saluta trionfante il suo pubblico.
I prossimi in cartellone sono i Black Stone Cherry. Non avevo dubbi sul fatto che alla fine sarebbero stati i veri mattatori della giornata! Avevo già visto i BSC in precedenza. Proprio i loro concerti mi hanno colpito positivamente dal punto di vista musicale ma soprattutto dall'attitudine della band stessa. Il loro batterista è un animale; picchia duro sulla batteria come un forsennato, talvolta lanciando in aria le bacchette e prendendole al volo senza perdere un colpo. Il chitarrista Ben Wells non sta un attimo fermo, passando da una parte all'altra del palco con balzi da atleta olimpico. I BSC sono una forza, con il loro rock incentrato sul blues, southern e contaminazioni varie. Anche loro sono autori di soli undici pezzi, come le solite "Me and Mary Jane", "Bad habit" o "My last breath". Un concerto eccezionale, sotto ogni punto di vista.
Il secondo giorno si chiude con la band solista di Slash, una soluzione niente affatto male. A questo giro il chitarrista dei Guns, sempre supportato alla voce da un certo Myles Kennedy, lascia a casa i pezzi della sua band principale, a parte l'eccezione di "Nightrain", e si concentra sulla sua ormai prolifica carriera da solista, tra album con i Cospirators, gli Snakepit e soli. Gli album di Slash sono di pregevole fattura, anche se a dir la verità ho preferito il precedente "World on fire" rispetto all'ultimo lavoro. Belle le esecuzioni di "Back from Cali", "World on fire" e altre, anche se ho apprezzato davvero tanto la presenza in setlist di pezzi come "We're all gonna die" e "Doctor Alibi", cantate dal bassista Todd Kerns. I Conspirators sono ormai una band a tutti gli effetti, anche se, diciamo le cose come stanno, beccarsi tre lunghissimi assoli di Slash, tra cui una da più di 10 minuti su "Wicked stone", alla fine mette a dura prova anche il più esagitato dei suoi fan.
La calda giornata del 6 luglio si chiude così con un rock di tutto rispetto. Diamo appuntamento al giorno seguente, pregando almeno che le temperature diano un po' di tregua.

Day 3: Mi perdo i primi gruppi, volutamente, per venire puntuale a vedere i miei adorati Overkill! Dopo la data di questo inverno, è stato un piacere rivedere Blitz e compagni, anche se con una scaletta piuttosto ridotta visto il loro collocamento in mezzo al pomeriggio. L'opener è sempre "Last man standing" dal nuovo album, seguita subito da "Hello from the gutter". Il pubblico si scalda subito, soprattutto quando arriva la stupenda "Elimination" che fa scatenare un mosh non indifferente. A proposito di temperature: la giornata odierna risulta nuvolosa e con una gradevole brezza anche se da lontano si vedono dei nuvoloni minacciosi che miracolosamente ci sfiorano, per dirigersi più ad est rispetto alla location. Meno male, anche se il k-way è entrato ormai nella mia dotazione fissa da concerto. Vista la serata di buon thrash che ci aspetta, una temperatura più mite rispetto al giorno precedente è sicuramente più apprezzata da parte di tutta la folla, che per la cronaca ha fatto registrare un meritato sold out.
Lo show corto degli Overkill risulta dunque vincente, anche grazie al solito Bobby Blitz e alla sua guerra contro le "fighette" da concerto. "Fuck you" in medley con "...Garden state" chiudono le ostilità di una giornata che inizia bene.
Attenzione! Quello che poteva accadere da tanto tempo è accaduto! Per chi avesse sperato, in passato, in una sorta di reunion dei Pantera, questo folle desiderio si è realizzato, almeno in parte. E' la volta di Phil Anselmo con una band di suoi gregari che esegue, non svenite, un set di soli pezzi della sua ex band. Si, tutto vero! Una volta che è venuta a mancare la famiglia Abbott al completo, il truce Phil ne ha approfittato, per la gioia (forse) dei fan della storica band.
Lo show di Anselmo non si può ovviamente paragonare con uno dei Pantera! Il buon Phil ha i suoi anni, si muove poco ed è decisamente più cerimonioso rispetto al passato. Onora solo i tempi che furono, compreso un certo Dimebag Darrell. Non sto a spiegarvi quale sia l'effetto delle canzoni dei Pantera sulla folla. Dalle prime note di "Mouth for war" l'arena è esplosa! Ma del resto il gruppo del compianto Vinnie Paul è sempre stato uno dei più amati dai metalheads, dunque nessun stupore a tale reazione così violenta e spontanea. Anselmo parla tanto, si scusa per non poter essere presente al meet & great annunciato a causa di problemi di salute, e parte subito con un'altra, "Becoming". Ok, sentire di nuovo certe canzoni riempe di nostalgia il cuore dei presenti, ma volete mettere uno show del genere? Neanche nei nostri più lontani sogni ce lo saremo mai aspettato. Tra "I'm broken" e una bellissima "This love", Phil parla con il suo pubblico: acclama gli Slayer, chiede chi tra la folla ha potuto vedere i Pantera dal vivo... Io sono uno di questi, per mia fortuna! Ma stiamo parlando di tantissimi anni fa. Intanto gli Illegals fanno di tutto per creare quello che era il vecchio Pantera sound, anche se due chitarre, seppur con esperienza, non possono fare un D.Darrell e la batteria di Vinnie Paul è pressoché insostituibile. La temperatura del mosh si alza ulteriormente quando arrivano "Walk" e "Fucking Hostile", il resto è pura anarchia fino alla conclusiva "A New level". Grande Phil! Questo pomeriggio hai fatto sognare tantissimi vecchi metalheads!
Soltanto una domanda, Phil: perchè manca "Cowboys from hell"?
Mi prendo una pausa birra, lunga e sofferta visto le code di cui ho parlato in precedenza, proprio perchè ci sono in mezzo al bill i Gojira. Un po' mi pento di non averli seguiti con costanza, ma da quello che vedo dalla mia postazione vicino ai chioschi non riescono mai a prendermi davvero del tutto. Peccato, perchè il gruppo francese talento ne ha! Forse sono solo io che sono un po' prevenuto sulla loro musica.
Ci prepariamo dunque a rivedere, forse per l'ultima volta, il gruppo più cattivo di tutti: gli Slayer. Lombardo e Hanneman non ci sono più da tempo, ma la formazione odierna si è sempre fatta valere, anche grazie a gregari come un certo Gary Holt, uno dei padrini del thrash metal, e quella macchina che prende il nome di Paul Bostaph, uno dei migliori batteristi in circolazione. Gli Slayer hanno finalmente cambiato la loro scenografia: non più soltanto il muro di Marshall e il consueto telone in stile horror, ma anche diverse fiamme presenti lungo tutto lo stage. Per chi pensasse che il gruppo di Araya & King sia ormai una cover band di sè stessa... sicuramente non li ha rivisti dal vivo, oppure semplicemente non ha i soldi per vederli e si nasconde dietro patetiche scuse. Gli Slayer di oggi son diversi, ma non certo inferiori al passato! Sono un gruppo maturo, capace di creare dischi come "Repentless" e "World painted blood", da cui oggi estraggono proprio le due title tracks. Adoro gli Slayer! Oltre alla loro musica e alla loro presenza scenica, mi piace osservare, proprio sul bordo del moshpit, tutta quella folla in controluce che si massacra quasi silenziosamente. Mi ricorda una visione dell'inferno, un crogiolo di dannati che si contorce in mezzo alle fiamme... Ne rimango affascinato! Il moshpit è grande, a seconda della canzone che stanno suonando. Diventa enorme sui loro classici più violenti, si calma nelle canzoni più lente e riflessive, come "Seasons in the abyss" o "Dead skin mask". Oltre a "Evil has no bondaries", la setlist non diverge più di tanto dal loro solito schema. Bellissime le solite "South...", "Reign in blood" e la conclusiva "Angel of death", ma non dimentichiamo canzoni a me care come "Disciple", "Chemical warfare" o "Hell awaits". Il loro set dura solo un'ora e mezza, ma con un tempo che appare piuttosto dilatato rispetto ad altro tipo di musica. Da brividi è il consueto saluto di Tom Araya al suo pubblico: se ne sta immobile davanti ai suoi fan per diverso tempo... osservandoli... sorridendo in maniera inquietante. Conclude lo show prendendo un pezzo di carta dove stanno probabilmente scritte le sue ultime parole in terra italica, un "mi mancherete" che aleggia nell'aria per diverso tempo. Sarà vero? Rinunceremo agli Slayer? Non credo, ma per adesso le cose stanno così.

Il RTC si chiude, con i suoi alti e bassi ma con tutta una serie di ricordi che non possono essere certo cancellati. La cosa più importante, la musica, non ha deluso! Arrivederci all'anno prossimo, con quello che in teoria ha preso il posto dei vecchi festival italiani come il Monsters of Rock o il Gods of Metal.

P.S: le setlist non le include semplicemente perchè non ho voglia di includerle. Se siete curiosi di leggerle, andate pure a cercarle qui!





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