5 luglio 2022

Rock the Castle - Day 2 & 3 (Villafranca di Verona, Castello Scaligero 25-26.06.2022)

Ritorna anche il Rock the Castle, festival nostrano che reputo l'unico abbastanza decente della nostra penisola (da non accostare minimamente con qualsiasi evento che si svolge fuori dai nostri confini. nda). La location è sempre quella, nella sua bellezza e (anche) nella sua comodità, pur peccando come sempre in vari punti della sua organizzazione. Il bill è accattivante! Al giorno d'oggi è l'unico festival metal italiano, forse l'unico che può garantire una buona affluenza con continuità.
Avrei dovuto presenziare già da venerdì (la giornata del giovedì era saltata da tempo, ma sinceramente non mi interessava…) ma impegni di lavoro me lo rendevano tutto in salita. Mi sono dedicato alle giornate di sabato e domenica, piuttosto appetibili dal punto di vista dell'offerta musicale. Oltre al buon livello dei gruppi in questa edizione, rimane sempre da sottolineare la situazione prezzi sempre più assurda, anche se non ai livelli del fantomatico Firenze Rocks. Il cibo e le bevande a prezzi del genere (birra a 7 euro, panini a 10!) sono davvero un deterrente per questo genere di eventi. Fortunatamente si è pensato di inserire, come negli anni precedenti, degli abbeveratoi dove rinfrescarsi e dissetarsi, questi totalmente gratuiti (da sottolineare, vista la presenza al Firenze Rocks dei servizi igienici a pagamento mediante gli schifosissimi token).

DAY 2 - Judas Priest and more…

La seconda giornata, dopo la presenza dei Mercyful Fate in quella precedente, è risultata parecchio interessante con la presenza di un bill fondamentalmente di heavy metal classico inglese. Sono arrivato a metà set delle Girlschool, band che ho avuto la fortuna di vedere a Bologna qualche anno fa. Gli animi iniziano a riscaldarsi e le ragazze terribili, pur con un'età non certo da giovincelle, ci sanno ancora fare. Da sottolineare la presenza in setlist di una cover del loro mentore Lemmy, una Bomber molto gradita da tutto il pubblico.
Il gruppo successivo, i granitici e storici Exciter, sono una piccola ciliegina nel bill di questa giornata. Anche qui ho avuto la fortuna di vederli già in passato, questa volta in un bellissimo quanto sfortunato Colony Fest di diversi anni fa. La band del cantante-batterista Dan Beehler è un'icona del genere, parecchio apprezzata dai cultori dell'heavy classico. I loro pezzi? I titoli delle song dicono tutto: Violence & Force, Stand Up and Fight, Heavy Metal Maniac… Qui ci troviamo dentro l'heavy in tutta la sua purezza! Non manca una cover per rendere omaggio al solito Lemmy: una Iron Fist che non può non farci strizzare qualche altra lacrimuccia. Bello show, tenuto da un gruppo storico del genere.
Arriviamo agli UFO, grandissima band che, ahimè, non ho mai seguito con costanza nonostante la sua importanza (scusate la rima). Li seguo con sufficiente interesse da una certa distanza, anche perché devo preservarmi per dopo. Si, Doctor Doctor l'hanno fatta! Da segnalare la presenza del cantante Phil Mogg, ugola del 1948, autore di una performance ineccepibile. Nonostante l'età ha fatto una egregia figura.
Ok, iniziamo a fare davvero sul serio! Adoro i Saxon… e desideravo vederli ancora una volta. Il loro show è praticamente tutto sui loro pezzi più classici, dunque ci aspetta del godimento puro. Anche Biff è in perfetta forma, nonostante porti la solita giubba nera bottonata e sia corpulento come suo solito. Grande show! Inutile segnalare tutti quei classici che ci siamo visti snocciolare davanti. L'ultima Princess of the Night chiude le ostilità, ma dal mio canto ero già appagato durante l'esecuzione della mia preferita: Crusader. Mi chiedo, di questi gruppi, quali ancora riusciremo a vedere in futuro. Chiudiamo qui l'argomento.
Ultima band, gli headliner Judas Priest. Se ne sono andati i due storici chitarristi e il carrozzone viene tenuto dal grandissimo Rob Halford, il Metal God (che non hanno eseguito. nda) per eccellenza. La scenografia è suggestiva, ricopiando una Birmingham industriale di altri tempi. La setlist non lascia certo delusi e spazia un po' su tutti i lavori della band, a parte quelli in cui c'è Ripper e le ultime cose (escludendo l'ultimo e bellissimo Firepower). Vecchi pezzi, alcuni non troppo datati in relazione alla lunga carriera dei Judas, grandi classici. Rob è ok, anche se non ha certo la voce e la resistenza di un tempo. Il suo modo di cantare è cambiato, anche perché deve gestirsi oculatamente per tutto lo show. Alcuni ritornelli sono cantanti dal pubblico, altri li accenna appena. Le nostre orecchie ringraziano comunque… I bis sono la summa dei Priest, con in conclusione l'immancabile Harley Davison in Hell Bent e il toro gonfiabile nella conclusiva (poteva essere altrimenti?) Living After Midnight.
Si chiude dunque il secondo giorno del RTC; ottimo, anche se personalmente non esente da preoccupazioni personali (ma alla fine si è risolto tutto!).
Si riprende domani.

Day 3 - Megadeth and more…

Siamo da presto, molto presto all'interno dell'arena. Siamo ancora provati dalla giornata precedente, ma cosa non si fa per il Metal? Il Castello è ancora addormentato e avvolto da un sole cocente quando salgono sul palco The Inspector Cluzo, duo rock formato da cantante-chitarrista e batterista. La loro proposta non è male. Simpatia, carica di energia, buoni pezzi. Chiudono la loro performance smontando e suonando contemporaneamente la batteria. Da approfondire.
Una band decisamente più interessante, ma non ancora cresciuta completamente dal punto di vista della visibilità, sono i Baroness. Visti diversi anni fa da headliner, non si trovano certo dentro il loro miglior ambiente. I loro album, ottimi dal punto di vista musicale, non rendono tantissimo in un'arena sotto il sole cocente nonostante tutto il loro impegno per "scaldare" la folla. Va detto che la loro prova è onesta ineccepibile e forse non adatta ad un'utenza di thrashers presenti all'interno della location.
Il livello si alza con la comparsa dei Suicidal Tendencies, gruppo storico del genere capitanato dal "Cyco" Mike Muir. Una You Can't Bring Me Down iniziale fa partire un mosh forsennato che fa sollevare un polverone in mezzo alla folla. Muir e i suoi movimenti sinuosi guidano una performance come sempre di grosso impatto, pur a volte troppo lunga o esagerata. Grandi pezzi, tutti incentrati sul periodo hardcore della band (a parte i pezzi dello storico Lights Camera. nda). Decido di seguirli all'ombra, provato ancora dalla serata precedente. Un'invasione di palco programmata, quasi di routine per i ST, chiude le ostilità. Molto meglio come head in piccoli festival di genere, ma qui van bene lo stesso. Non posso ovviamente non segnalare la presenza all'interno della band del figlio di Robert Trujillo dei Metallica, ex componente proprio dei ST.
Ok, iniziamo! Una scenografia piena di manichini impiccati o impalati fa da sfondo alla performance dei Kreator, freschi di nuovo album la cui cover fa da sfondo nel retro del palco. Mille Petrozza e compagni partono lenti, forse per qualche problema tecnico iniziale e qualche suono non proprio corretto, ma si rifanno velocemente con il susseguirsi delle canzoni. Apre Violent Revolution e il coinvolgimento nello show dei Kreator prende subito forma. Mille incita il pubblico nel mosh, nel circle pit e in un wall of death come da buona scuola metal. Poche canzoni della vecchia era, come ormai è prassi in tutti i loro show, ma le "nuove" Hate Uber Alles e Strongest of the Strong si amalgamano perfettamente al loro materiale più classico. Grandi pezzi, come Phobia o Satan is Real, ma anche Phantom Antichrist e Enemy of God. Mancano diversi classici, ma in un'ora di tempo i tagli devono essere oculati. Soltanto due pezzi davvero vecchi, come Flag of Hate e Pleasure to Kill che di solito chiudono il loro show più classico. I Kreator hanno dominato, ma vederli alla luce del sole toglie un po' di forza alla loro prestazione. Grazie Mille (...) per il solito cuore che metti nella "land of my fathers"...
Mastodon. Li ho visti davvero tante volte, ma dal vivo non mi prendono mai. Nonostante album dignitosi, molte volte di pregevole fattura, la componente live non mi ha mai particolarmente colpito. Avrei voluto al loro posto i miei adorati Kreator, se non da headliner, ma contentissimo per i Mastodon in quanto la loro posizione è guadagnata da una gavetta ineccepibile e una presenza sempre opportuna in tutti i festival di genere. Niente da eccepire.
All'arrivo dei Megadeth e del loro muro di Marshall sono già piuttosto stanco, dopo due giorni intensi piuttosto faticosi. Guadagno una buona posizione sulla sinistra e mi accingo a vederli per l'ennesima volta (ad oggi risulta una delle band più viste dal sottoscritto. nda). Mustaine & Co. mi prendono invece piuttosto bene, eseguendo un set certosino, perfetto, con poche parole e senza tante perdite di tempo. Il MegaDave ringrazia il pubblico come suo solito e non lesina nell'introdurre diversi suoi pezzi che hanno fatto la storia della band. Bravissimi, come sempre, i suoi comprimari, soprattutto un James Lo Menzo in sostituzione di Ellefson e un Kiko Loureiro mago della chitarra. Aprono con Hangar 18, chiudono con Holywars come unico bis. Unica vera "sorpresa", una Angry Again da me tanto attesa, mai vista in sede live dal sottoscritto. Dave è anche piuttosto in forma dal punto di vista vocale, decisamente meglio rispetto all'ultima prova di alcuni anni fa sempre al RTC. Lo devo dire, mi sono davvero piaciuti nonostante qualche riserbo iniziale, forse dato da un'eccessiva stanchezza accumulata.
Un RTC piuttosto valido che si chiude in maniera positiva. C'è già l'annuncio per l'anno prossimo, chissà…

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