25 febbraio 2023

Patriarchy+Perfume (Bologna, Freakout Club 20.02.2023)

Non mancano anche i concerti di lunedì, soprattutto di quei gruppi che scopri all'ultimo momento, complice una dritta di un collega/amico di scorribande (concertistiche). I Patriarchy sono un gruppo americano partorito da non so quale reality o live show, sponsorizzato da qualche grosso rocker americano. Non sono i Maneskin ne altra mondezza da reality italiani, ma con una musica che ricorda i primi NIN di Pretty Hate Machine non possono che destare la mia attenzione. Per non parlare poi della cantante e del genere di esibizioni di cui è protagonista…

Qualcuno di lunedì al Freakout di Bologna arriva, tanto da non scommettere appieno sulla buona riuscita della serata. Gli orari non permettono grandi trasferte ai viaggiatori infrasettimanali, ma la politica del locale è sempre quella. Forse non raggiungeremo le cento persone, tuttavia l'atmosfera è quella giusta grazie a qualche aficionados che non rinunciano a questo tipo di chicche inserite all'inizio della settimana. Do un'occhiata veloce al merchandising. Solo maglie e nemmeno di tutte le taglie; neppure l'ombra di un vinile (perfino introvabili o quasi nel mercato europeo). Ok, siamo all'ultima data di questo misconosciuto tour europeo, dunque ci troviamo davanti alle sole rimanenze.
Poco dopo le 10 di sera si inizia. Il supporto, tale Perfume, è un uomo vestito con giacca e cravatta, base techno-industrial-synthwave e un microfono come unica arma contro l'esiguo pubblico. Si trova appena sotto il piccolo stage del locale e agita la testa a destra e sinistra, mettendoci una foga piuttosto esagerata. Non so se ci troviamo davanti a pura arte, oppure stiamo scambiando una mancanza di talento per genio… La sua performance dura 15 minuti scarsa. Non so se verrà ricordata.

Un quarto alle 23 e ci troviamo davanti ai Patriarchy. Due uomini e una donna, alquanto pittoreschi. Il chitarrista presenta trucco, camicia e gonna. Il batterista (con una piccolo set composto da batteria elettronica, un piatto e un tom) inizia con una camicia e pantaloncini, per finire completamente nudo con slip in pelle nera bucato nelle natiche. Poi lei, Actually Huizenga, una Taylor Momsen decisamente più sfrenata dal punto di vista erotico-sessuale, vestita di una tunica bianca in topless, zeppe nere e slip frangiato nero. Questo strano combo di tre persone tengono un concerto del tutto particolare, composto per lo più da musica dal sapore elettronico, ammiccamenti sessuali e distruzione di strumenti musicali. E' un miracolo che non siano riusciti a rompere nulla fino alla fine del loro set, tenendo anche conto delle bottigliette d'acqua che si sono versati addosso e in parte sopra il palco. L'attenzione non può che essere fondamentalmente tutta su di lei, con le sue movenze, le sue provocazioni e le sue nudità che ogni tanto spuntano fuori dal vestito. A metà set oltretutto la platinata singer indossa un top nero attillato, la cui sostituzione avviene grazie all'aiuto del batterista porgendo la schiena nuda verso il pubblico. Per qualche autolesione e microfoni utilizzati per soffocare lei e il suo fiero drummer, ricordano anche i primi Marilyn Manson, a cui devono parecchio in termini di show. Huizenga è comunque molto spavalda: canta bene, le song sono piuttosto orecchiabili e i suoi attributi non possono che focalizzare l'attenzione del pubblico maschile (ma non solo!) presente. Il suo spacco inguinale è ben visibile (e non solo quello. nda) ogni volta che compie qualche piegamento piuttosto spinto, alla faccia delle provocazioni soft di un noto gruppo di "rock" italiano.

Guardando alla musica, non posso che apprezzarne la loro proposta. Pretty Hate Machine è sempre stato per me un'icona inarrivabile del genere elettronico e la musica del trio statunitense non può non richiamare a tale capolavoro. Qualche bis, fino a che si arriva alla fine. In un palco ormai bagnato e con gli strumenti al limite della sopravvivenza, il biondo drummer strappa via la bandiera USA rovesciata con il monicker della band che fa da sfondo allo stage. Sotto questo drappo avvolge i suoi due compagni che si allontanano, ringraziando il pubblico, dal piccolo palco del Freakout.

I Patriarchy potrebbero avere un futuro luminoso… o rimanere per sempre nel dimenticatoio in cui sono cadute diverse band di questo genere. Gli attributi hanno dimostrato di possederli, anche grazie alle loro provocazioni di stampo erotico. Vedremo come e se approderanno al gradino successivo.


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