13 marzo 2023

Stige Fest IV (Parma, Campus Industry Music 11.03.2023)

Fortunatamente il buon Steve non ha piazzato il suo consueto show di metà anno in un periodo coincidente qualche ricorrenza di natura cristiana (settimana santa. nda), quando il sottoscritto si trova inesorabilmente in pellegrinaggio familiare in terra natia. Lo scorso anno mi sono perso i Death SS nelle uniche due date che il malvagio combo nostrano ci ha concesso, visto che le loro apparizioni si presentano ormai in maniera piuttosto sporadica.

Quest'anno lo Stige Fest, giunto alla quarta edizione, ci presenta un bill piuttosto ricco costituito da ben otto band provenienti da ogni parte del globo. A chiudere la serata, come è stato già enunciato in precedenza, abbiamo come ciliegina sulla torta (avvelenata) la band che più di tutte rappresenta il metal in suolo italico, quei Death SS votati al male più supremo, capitanati da una delle figure più carismatiche del genere, il grande Steve Sylvester. Ma per vedere Steve e i suoi ritornare in azione dopo quasi un anno, bisogna aspettare fino a stasera, dopo che tutti i gruppi presenti hanno infiammato lo stage parmense con una buona dose di metallo fuso.

Personalmente, il mio arrivo presso la location è programmato giusto in tempo per vedere gli italiani Selvans, band che ho avuto il piacere di vedere già in passato proprio su questo stage, oltre che nella più vicina Bologna. La one man band di Luca Del Re appare subito in forma, anche se meno convinta (o è una mia sensazione?) rispetto alle volte precedenti.

I Destroyer 666, band degli anni '90, ci presenta il loro trash vecchio stile che fa presa sulla folla. Godibili in sede live, ma non certo una band che mi verrebbe voglia di ascoltare tra le mura della mia dimora. Il loro set è onesto, nel complessivo piuttosto buono. Sono purtroppo schiacciati dalla presenza di un headliner troppo granitico, atteso da una folla che è qui soltanto per loro. La performance del quartetto australiano scivola via, lasciando posto ad una febbricitante attesa per la band in cima al cartellone.

Lo stage dei Death SS non ha niente di diverso rispetto a quelli visti precedentemente: tre imponenti crocifissi come aste di microfono fanno da cornice ad una scenografia minimale, con due porte ad arco ai lati dello stage e le finte cancellate da cimitero a delimitarne il perimetro rivolto alla platea. Un imponente schermo TV si trova dietro la batteria, posta sulla sinistra e con le tastiere a destra.

Una fila di monaci mascherati dotati di elementi votivi, turiboli e ossa procede in fila indiana intonando blasfeme cantilene (molto lovecraftiana come descrizione. nda), ad aprire l'opener The Black Plague. Il pubblico è in visibilio, vista l'importanza di un simile evento che porta una band di culto come i Death SS ad immolarsi sullo stage del Campus Industry Music. Ma la figura che attira a sé tutte le attenzioni da parte della folla adorante non può essere che il loro oscuro e carismatico leader, un Steve Sylvester ancora in buona forma, magro come un chiodo in tutta la sua presenza satanica.

Steve si presenta sul palco con il consueto trucco, tutina nera, dopo-sci neri (in teoria sono dei grossi stivaloni) e corpetto inguinale borchiato sadomaso con pacco in bella vista. Il resto del gruppo presenta i classici personaggi horror a cui ci hanno abituati i DSS in tutti questi anni.

La band parte a muso duro macinando riff su riff. Sono poche le pause che i Death SS si concedono durante la loro performance. Arrivano pezzi storici, come Horrible Eyes, Cursed Mama e Where have you gone, con alcuni preziosi inserimenti presi dagli ultimi lavori della band. Bellissima l'esecuzione di Scarlet Woman, che personalmente adoro.

Non sarebbe uno show della band preferita dal diavolo se non presentasse il sempre azzeccato connubio sesso-morte. Immancabili dunque tutta una serie di personaggi seminudi o totalmente nudi che si muovono sul palco imitando riti pagani di natura orgiastica, rendendo come sempre suggestive le coreografie dei Nostri. I personaggi femminili sono poco vestiti e, se da un lato in alcuni brani lasciano intravedere le loro grazie, in altri si presentano in tutto il loro splendore. Durante The Temple of the Rain una sacerdotessa poco vestita (leggasi "senza mutandine". nda) si muove a ritmo, agitando il suo vestito in stile egizio. Ma è in Suspiria, in cui la protagonista non lascia spazio all'immaginazione, che l'elemento femminile legato al sesso e al misticismo si presenta in un perfetto nudo integrale indossando semplicemente una sola maschera votiva e un nero mantello. Immancabili, oltretutto, gli zombie francescani, varie figure inquisitorie e la suora in pose hot e abiti succinti che tenta di redimere il vampiro Steve Sylvester durante Vampire, cadendo inesorabilmente preda dei suoi istinti più carnali e bestiali (e qui si rasenta la totale blasfemia. nda).

Solo tre bis, dunque niente R'n'R Armageddon! Si parte con King of Evil (immortale il ritornello!), l'immancabile Let the Sabbath Begin e l'ultima, l'inno Heavy Demons che porta un trio di diavolesse semi vestite sul palco, circondando un SS degno del proprio status di leader malvagio.

A parte due canzoni, la setlist risulta identica a quella di Trezzo dell'anno scorso, gig che mi sono perso tra tanti rimpianti perché in periodo pasquale. Il giusto mix tra vecchi e nuovi pezzi ha reso perfetta una performance come sempre impeccabile, nonostante qualche attacco non proprio corretto di Steve e qualche mancanza di voce rovinata dal troppo fumo secco degli impianti scenografici del Campus. Ma tutto si perdona, soprattutto quando si hanno così poche possibilità di vedere i Death SS sul palco.

Abbiamo sforato come orario, ma questo non è assolutamente un rammarico. Ci vediamo tra qualche settimana, Parma! Saranno di scena i maestri del trash, i miei adorati Overkill.


Setlist Death SS



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