16 luglio 2023

Iron Maiden + more (Milano, Ippodromo SNAI San Siro 15.07.2023)

Da diverso tempo ho affermato che avrei smesso di andare a vedere i Maiden, in quanto soddisfatto da tutte quelle volte precedenti a cui ho assistito ai loro concerti. Ho avuto la fortuna di presenziare a diversi tour, soprattutto quelli riguardanti la presentazione dei classici della band. Ho ascoltato diversi pezzi; talvolta li ho rivisti solo per un cambio di due o tre canzoni nella setlist. In questo caso, ho dovuto ancora una volta rimangiarmi la parola per la presenza in scaletta di differenti pezzi tratti dal bellissimo Somewhere in Time, ivi compresa l'attesissima e grande meme della band, lei, Alexander the Great.
Oltre a cinque pezzi di Somewhere, la band ha voluto ovviamente sfruttare la presenza in classifica di un nuovo album, autore di un discreto successo a livello di vendite e critiche piuttosto positive da parte della stampa specializzata. Qualche vecchio classico, tra cui la ripescata The Prisoner, compongono la struttura di questo nuovo tour, sold out in quasi tutti i paesi europei (35 mila presenze solo in Italia. nda).

La data dei Maiden non è singola, ma l'asse portante di un festival, il Return of the Gods, che presenta diverse band nel bill. Il livello è decisamente inferiore rispetto ai festival di tutti gli altri paesi. Dal mio personale punto di vista, la scelta delle band risulta piuttosto infelice, tanto da esser qui presente soltanto per il gruppo di testa, più precisamente per i motivi elencati qui sopra. Vedere band come Stratovarius o Epica non è certo nei miei interessi, pertanto la mia partecipazione sarà decisamente con toni piuttosto contenuti. La location, conosciuta grazie al concerto dei Ghost di qualche mese fa, si presenta come una delle peggiori scelte possibile per differenti cause: scarsa e pietosa organizzazione (zero ombra, no acqua gratis, servizi sottodimensionati), presenza di zanzare da competizione, prezzi alti. Vedremo se riusciranno a stupirmi, si spera in positivo.

Caldo torrido. Fortunatamente il mio arrivo all'Ippodromo è avvenuto, come già preventivato, a tarda ora. Parcheggiamo a due chilometri dalla location, solo per sicurezza e per rendere più agevole l'uscita; passiamo davanti allo stadio San Siro per raggiungere l'entrata del pit. Tantissima gente, tanta umidità e nel breve anche tante zanzare. L'Arena sembra uno scenario apocalittico post-nucleare. Ci infiliamo subito nell'affollatissimo pit, ma la nostra posizione sarà breve, grazie ad uno sfondamento decisivo ed efficace che ci porterà proprio davanti alla coppia di chitarristi Murray-Smith. Per quanto riguarda le altre band, non ne vediamo alcuna ma arriviamo giusto in tempo per scoprire che gli Stratovarius, in colpevole ritardo a causa dei soliti voli, si esibiscono per 10 minuti con due sole canzoni (di cui la prima addirittura senza il cantato), scambiate da noi inizialmente per i bis della loro breve e sfortunata esposizione. Sulla location cala una sensazione di sfiducia, memore di quella sfortunata giornata di Bologna dell'anno scorso. Un brivido sale quando un addetto inizia a parlare, spiegando i motivi del ritardo della band di supporto ma annunciando senza alcun dubbio la presenza dello show dei Maiden per le 21. Sospiro di sollievo.

Arrivare tardi ci ha comunque permesso di non comprare niente nella location e di non farci derubare dalle solite lobby italiane assetate di denaro. Il caldo è tanto, ma nonostante tutto resistiamo bene alla mancanza di viveri e liquidi, presi in abbondanza prima di lasciare il veicolo incustodito.

I Maiden, intanto, sono puntualissimi. Doctor Doctor parte prima delle 21, così come l'intro di Vangelis. Si inizia con la bellissima Caught Somewhere in Time e si prosegue con la tanto attesa, almeno da parte del sottoscritto, Stranger in a Strange Land. Solo queste due valgono il prezzo del biglietto. La nostra visuale è perfetta, la posizione ottima tanto da non farci perdere alcun dettaglio. Bruce è in forma, anche se vocalmente non è certo da paragonare con il passato. Le sue presentazioni sono comunque sempre ridondanti; non ha perso la verve dei tempi migliori. Anche se sono messe ad arte tra una song e l'altra per fare rifiatare la band, lo portano spesso ad incartarsi, tanto da portare il pubblico in un'occasione a chiedere insistentemente Deja Vu, purtroppo non presente in scaletta. Murray e Smith granitici come sempre, alla pari di Steve Harris. Gers … beh, fa il Gers, ovvero si dimena senza fare nulla se non gli assoli e i riff più semplici. Nicko è Nicko, anche se i suoi pezzi di batteria non sono più aggressivi come un tempo. Ad ogni modo lo show funziona, grazie ad una scenografia e a una setlist fuori dal comune.

I pezzi di Somewhere si alternano dunque a quelli di Senjutsu, più o meno riusciti. Bella Writing on the Wall, un po' meno Death of the Celts, chiusa dal solito stile maideniano degli ultimi tempi. Future Past risulta comunque abbastanza godibile, anche se eclissata da pezzi del calibro di The Prisoner (fantastica!) ed Heaven can Wait, questa volta senza il coro storico della crew. Eddie intanto fa capolino tra diverse canzoni, viene preso a colpi di laser da Dickinson, giocherella con la band, soprattutto con Bruce e Janick. Qualche fuoco, ma niente paragonato al livello dei Rammstein, e i soliti pannelli a tema sullo sfondo dedicati alla canzone di turno. Non potevano mancare, ovviamente, Fear of the Dark e la conclusiva Iron Maiden. Can I play è la sola presente in scaletta di Seventh Son, peccato!

Manca qualcosa? Si, come da me precedentemente annunciato la presenza della mitica Alexander the Great, per la prima volta in una setlist dei Maiden. Bruce non indossa più l'elmo delle prime date, ma non se ne sente affatto la mancanza. Mancano ancora tre bis: una Hell on Earth d'impatto, The Trooper, ma solo per far godere i fan, e la conclusiva Wasted Years. Prima delle 23 è tutto finito.

L'uscita è la consueta marcia da deportato italiano, in barba a tutte le norme di sicurezza: lunga, stretta, senza vie di fuga. Basterebbe una scacciacani o un allarme immotivato per provocare una pila di cadaveri (i nostri!). Contentissimo di essere rimasto in una location del genere giusto per il concerto degli headliner, tanto è il mio astio verso di essa e verso un'organizzazione italiana sempre più pessima. Per quest'anno i grandi concerti sono finiti. Grazie, Odino!

L'ultima volta per me a un concerto dei Maiden? Credo di si, a meno che… 

Setlist

Doctor Doctor
Blade Runner (End Titles) 
Caught Somewhere in Time
Stranger in a Strange Land
The Writing on the Wall
Days of Future Past
The Time Machine
The Prisoner
Death of the Celts
Can I Play With Madness
Heaven Can Wait
Alexander the Great
Fear of the Dark
Iron Maiden

Hell on Earth
The Trooper
Wasted Years

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